Da OLTRE LO STATO, IL POTERE E LA VIOLENZA
… Possiamo definire la società naturale come la forma spontanea di una società ecologica. Una delle contraddizioni sociali più importanti dei giorni nostri è il fatto che la società ecologica sia stata repressa passo dopo passo dall’espansione della società statalista. I conflitti tra una società e il suo ambiente esterno aumentano nella misura in cui s’inaspriscono le sue contraddizioni interne. …
Il punto essenziale è costruire il nuovo sistema, che chiamerei società democratico-ecologica, al di fuori del potere statale. …
ECOLOGIA. La storia del Medio Oriente è anche la storia della morte dell’ecologia. Da quando la società classista ha allontanato la civiltà dalla natura, la distruzione dell’ambiente è andata via via crescendo. Quasi tutte le foreste e i terreni, che furono un tempo le arterie dell’umanità, sono diventati deserti. Furono la vegetazione e gli animali di queste regioni che prepararono la via alla civiltà. Quando l’uomo ridusse i suoi simili in schiavitù, abbatté anche la scure della distruzione sulla natura. … sparendo la foresta, sparì anche il suolo. Sparendo il suolo, sparirono anche le piante, gli animali e gli uomini. … Infine i terreni più ricchi diventarono i più poveri e l’uomo se ne allontanava. … come per la storia della donna, anche la storia dell’ecologia in Medio Oriente non è stata ancora scritta. Così come si deve conoscere la storia della donna per poter creare delle donne libere, si deve anche conoscere la storia dell’ecologia, se si vuole una società ecologica. …
Sono tre le opzioni dei popoli del Medio Oriente al momento del passaggio verso la civiltà democratica. La prima è la continuazione dello status quo senza cambiamento… La seconda opzione è quella piuttosto pragmatica di una democrazia limitata. … La terza opzione è senz’altro un’utopia che rimanda al futuro: una società democratico-ecologica, con la liberazione dei generi e una morale che non metta al centro lo stato. Il fatto che si tratti di un’utopia non significa che oggi non si debba realizzare assolutamente niente di tutto ciò. …
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Il problema dell’ecologia sociale inizia con la civiltà. La società naturale è in un certo senso una società ecologica. Il potere, che distrugge la società al suo interno, distrugge anche il legame sensato con la natura. Se la società non fosse dilaniata al suo interno, non ci sarebbero dei problemi ecologici straordinari. L’anomalia è la perdita nella società civilizzata di quel senso che normalmente è insito in tutti i processi naturali. È una situazione simile a quella di un poppante svezzato, al quale è stata tolta l’abitudine al seno. L’incanto dell’intelligenza emotiva viene lentamente, ma decisamente, spazzato via.
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La coscienza ecologica è una coscienza fondamentalmente ideologica. È come un ponte tra filosofia e morale. Una politica che promette la salvezza dalla crisi attuale può condurre ad un giusto sistema sociale solo se è ecologica. Come per il problema della libertà della donna, la concezione del potere patriarcale e statalista ha contribuito anche al fatto che i problemi si siano trascinati così a lungo e non si sia mai trovata una giusta soluzione. Se ecologia e femminismo si svilupperanno ulteriormente, il sistema patriarcale e statalista perderà completamente il suo equilibrio. La vera battaglia per la democrazia e il socialismo diventerà una piena opportunità, se sulle sue bandiere inciterà alla libertà della donna e alla salvezza della natura. Solo una battaglia intesa in questo senso per un nuovo sistema sociale può portare ad un’uscita sensata dal caos attuale.
Da SOCIOLOGIA DELLA LIBERTÀ
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La base della dimensione economica e industriale della modernità democratica è ecologica. Innanzitutto è importante definire correttamente l’economia. Il capitalismo non è una forma di economia, bensì è l’acerrimo nemico dell’economia. Il capitalismo è una rete organizzata che rende il mondo inabitabile per tutti tranne che per una manciata di Nimrod e faraoni per la ricerca di profitto del monopolio. È essenzialmente basato non solo sul saccheggio del plusvalore ma di tutti i valori sociali, e possiede un’egemonia sistematica sull’ideologia e sulla cultura materiale.
L’economia trova il suo vero significato nella modernità democratica. Ciò denota una struttura significativa che produce sia valore d’uso come i bisogni primari del piano terra (caratteristica più importante: la soddisfazione dei bisogni primari) sia valore di scambio (rapporto pe rio scambio di beni) come una vera economia di mercato. Nella modernità democratica l’economia cessa di essere un’area di speculazione per il profitto. Invece, viene chiarito come e con quale metodo i bisogni primari possono essere soddisfatti nel modo più efficace senza portare alla divisione in classi o danneggiare l’ambiente. L’economia si riprende il suo vero significato in quanto area di azione sociale. Acquisisce significato come fondamentale forma di attività che è sia la base sia la conseguenza della società morale e politica.
La moralità dell’uso e del valore di scambio industriale ed ecologico è fondamentale per la dimensione economica della modernità democratica. L’industria ha due determinanti: l’ecologia e la soddisfazione di bisogni primari, e non deve agire al di fuori di questi parametri. Questo permetterà la nascita dell’eco-industria. Un’industria che non è ecologica non è neanche economica. Un’industria che ha perso la connessione con l’ecologia non è altro che un mostro meccanizzato che consuma e distrugge costantemente il suo ambiente. Inoltre, un settore che ha perso la connessione con l’economia dei bisogni primari non ha altro valore che quello di realizzare profitto. Di conseguenza, l’eco-industria deve essere un principio fondamentale al quale tutte le attività aderiscono. Solo allora l’attività economica potrà trovare il suo vero significato, che consente di eliminare la disoccupazione, la sovrapproduzione e la sottoproduzione, la differenza tra Paesi e regioni più e meno sviluppati, il contrasto tra aree rurali e urbane, il divario tra le classi e la base sociale per depressioni economiche e guerre.
Non solo il sistema della modernità democratica non permetterebbe all’industrialismo e all’urbanizzazione di inghiottire il villaggio e l’agricoltura, ma darebbe anche origine a una città e un’industria vitali. Il meccanismo per questo si ritrova nella totalità delle dimensioni fondamentali della modernità democratica. Nelle loro attività economiche, tutte le comunità tratterebbero gli elementi ecologici e industriali in modo olistico e in connessione con la dimensione morale e politica, tutte inseparabilmente legate. Niente sarebbe lasciato agli artigli laceranti dell’individualismo e del monopolio. Eco-economia e eco-industria sarebbero prese in considerazione in tutte le attività sociali. Progetti ideati su questa base per rivitalizzare l’ambiente e risanare l’agricoltura, nonché per trasformare i villaggi in zone abitative con un ambiente estremamente sano, avrebbero il potenziale per eliminare tutta la disoccupazione e la povertà.