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Anche quest’anno aderiamo alla campagna -Libertà per Öcalan e soluzione politica per la questione curda.Qui più info: https://ocalanvigil.net
Abdullah Öcalan, prigioniero dal 1999 nell’isola carcere di Imrali, ha scritto i suoi scritti difensivi dal carcere partendo dalla ricostruzione della lotta di liberazione del Kurdistan e arrivando a sistematizzare una proposta pratica e teorica per la liberazione di tuttə.Il confederalismo democratico si basa sulla democrazia diretta, l’autonomia delle donne e l’ecologia. Questo venerdì leggeremo insieme e discuteremo il concetto di nazione democratica, possibile soluzione alla violenza genocida incarnata dalla modernità capitalista e dal suo principale strumento: lo stato-nazione. Oltre alle letture da la Nazione Democratica leggeremo la traduzione italiana del testo pubblicato dall’Accademia per la Modernità Democratica. Un estratto della quinta difesa dal carcere di Öcalan “Gli stati-nazione arabi e la fondazione di Israele”.
Gli stati-nazione arabi e la fondazione di Israele
Il 7 ottobre, il gruppo militante palestinese Hamas ha lanciato una grande incursione da Gaza nei confinanti kibbutz e basi militari israeliane. Israele ha risposto dichiarando guerra aperta, con gravi ripercussioni per Gaza. Da allora, i bombardamenti aerei israeliani hanno ucciso decine di migliaia di Palestinesi a Gaza e il bilancio delle vittime continua a salire rapidamente. Con gli attacchi israeliani in Libano, crescono i timori che tutto questo possa sfociare in una guerra allargata nella regione. L’assalto genocidario di Israele sulla popolazione di Gaza ha riportato all’attenzione del mondo la richiesta – a lungo ignorata – dei Palestinesi per i propri diritti e per uno stato nazionale indipendente, sostenute dalle Nazioni Unite dal 1947.
Abdullah Öcalan, guida del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e attualmente imprigionato, ha esposto la sua visione del prolungato conflitto israelo-palestinese nei suoi manoscritti sottoposti alla Corte europea dei diritti dell’Uomo (CEDU), successivamente pubblicati in cinque volumi sotto il titolo “Manifesto della Civiltà Democratica”.
Mentre il conflitto israelo-palestinese imperversa, noi guardiamo all’analisi di Öcalan degli stati-nazione arabi e della creazione di Israele. Il testo che segue è un estratto del quinto libro dei suoi scritti di difesa, che non è ancora stato pubblicato in inglese.
Estratto da: La civiltà democratica come soluzione – V – La questione curda e la soluzione della Nazione Democratica – Difendere i Curdi nella morsa del genocidio culturale. (Abdullah Öcalan)
Una delle principali fonti di crisi nel Medio Oriente è il processo di co-costruzione degli stati-nazione arabi e di Israele. Quando la Gran Bretagna cominciò le sue operazioni con l’Impero Ottomano all’inizio del XIX secolo, usò gli sceicchi arabi come arieti. Accelerò la disgregazione dell’Impero nei Balcani utilizzando sacerdoti di origine greca per sostenere la costruzione dello stato-nazione greco. Nella penisola araba, a sud dell’Impero e localizzata strategicamente sul percorso per l’India, ha cominciato a sostenere una simile attività, lo statalismo nazionale arabo, tramite sceicchi che rappresentavano l’alta gerarchia del clero musulmano. Nello stesso periodo, intraprese simili iniziative in Kurdistan con i capi settari di Sulaymaniyah (principalmente quelli delle sette Naqshbandi e Qadiri). Inoltre, sviluppò un controllo sempre maggiore sul sud del territorio dello Scià d’Iran. Il processo, cominciato con rivolte, finì con regimi di mandato dopo la Prima Guerra Mondiale e veri e propri stati-nazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel mentre, l’Impero Ottomano si sciolse. Si creò, o stava venendo creato, un grande vuoto nella regione. A differenza di quanto fece in India, la Gran Bretagna non si è stabilita nella regione come un potere coloniale diretto. Però non ha nemmeno lasciato forze rivali. Ha voluto costruire la Repubblica di Turchia nello stesso assetto dei regimi di mandato arabi (il tema di discussione principale al congresso di Sivas era il mandato Britannico o Americano) e nella stessa data, il 1920. La posizione radicale di M. Kemal (simile agli slanci repubblicani dei Montagnardi, Robespierre e i loro amici contro il Regno Costituzionale concepito dagli Inglesi durante la Rivoluzione Francese) spostò il risultato a favore di una repubblica. Ma nulla cambiò in maniera sostanziale. I regimi di mandato arabi furono presto trasformati in simili stati-nazione. Che fossero chiamati regni o repubbliche non cambiava la loro essenziale natura di stati-nazione.
Anche l’accelerazione della nascita di Israele coincide con questo processo. In aggiunta a quanto detto nei capitoli precedenti sulla tribù ebraica, vale la pena notare ancora una volta come le origini di Israele possano essere ricondotte a queste tribù e alle loro ideologie (ideologia ebraica, religioni monoteiste e nazionalismi). In sostanza, Israele è un prodotto naturale delle guerre tra stati-nazione che si sono sviluppati come stati moderni sul modello Amsterdam-Londra negli anni ’50 del 1500, che sono durate quasi 400 anni e hanno reso l’Europa un bagno di sangue. L’intellettualismo ebraico e il capitalismo hanno sempre giocato un ruolo importante nel costruire gli stati-nazione. Tuttavia, si pensava che solo con la disgregazione degli imperi cattolico, ortodosso e islamico gli ebrei avrebbero ottenuto la loro libertà, e solo così lo stato ebraico-israeliano sarebbe stato costruito sulla base degli ideali sionisti del nazionalismo ebraico, che si è gradualmente sviluppato lungo questo processo. Prima, durante e dopo la Prima Guerra Mondiale, questi sforzi fedeli, coscienti e organizzati hanno dato i loro frutti. Insieme allo statalismo nazionale minimalista della Repubblica di Turchia, fondata sulle rovine dell’Impero Ottomano e nel contesto creato da molti stati arabi minimalisti, fu proclamato lo stato-nazione ebraico di Israele (1948), che era l’obbiettivo della sacra ideologia di Sion. Come prova della sua natura proto-israeliana, la Repubblica di Turchia fu il primo stato-nazione a riconoscerlo.
La fondazione e la proclamazione di Israele non sono eventi ordinari. Israele è nato come il potere egemonico centrale dell’egemonismo della modernità capitalista, riempiendo il vuoto di potere creato dalla trasformazione dell’Impero Ottomano e dello Scià d’Iran, gli ultimi poteri che hanno giocato un ruolo egemonico nella regione, in stati-nazione minimalisti subordinati. La fondazione di Israele come potere egemonico centrale è una questione molto importante. Vuol dire che finché gli altri stati-nazione riconoscono Israele come un potere egemonico verranno accettati come legittimi, mentre, se non lo fanno, verranno consumati da guerre finché non lo riconosceranno. Dato che la Repubblica di Turchia, l’Egitto, la Giordania e alcuni paesi del Golfo erano tra i primi a riconoscere Israele, sono stati accettati come stati-nazione legittimi e portati all’interno del sistema. Il resto continua la loro guerra contro Israele e i suoi alleati e altri Paesi. Le guerre e i conflitti con gli arabi nel contesto della questione palestinese e con altri paesi islamici nel contesto della questione del Golfo sono strettamente legati alla presenza egemonica di Israele nella regione. Questi conflitti, cospirazioni, assassini e guerre continueranno finché l’egemonia di Israele non venga riconosciuta.
Se non comprendiamo correttamente la costruzione egemonica della modernità capitalista in Medio Oriente, non saremo in grado di comprendere correttamente perché sono stati fondati ventidue stati-nazione arabi. La modernità capitalista costruita in Medio Oriente non può essere analizzata correttamente con le interpretazioni che dividono in destra e sinistra o su basi religiose-settarie, etniciste e tribaliste, di cui fa uso la storia di indipendenza piccolo-borghese degli stati-nazione. In questo contesto, la comprensione della questione araba per com’è veramente (così come la comprensione dei problemi della Repubblica di Turchia e di altre repubbliche e comunità) richiede, anzitutto, una corretta comprensione della costruzione e dello stabilirsi dell’egemonismo della modernità capitalista in Medio Oriente. Di per sé, nessuno stato o problema sociale può essere compreso con mentalità storiche e sociali che si fanno beffe della realtà, come quella della “gloriosa fondazione dello stato-nazione”, ecc. Perciò, il problema arabo non è solo relativo ad Israele, né può essere ridotto al conflitto israelo-palestinese. Il problema principale e più profondo di fronte alle società arabe ha origine principalmente dalla divisione degli arabi in ventidue stati-nazione. Questi ventidue stati non possono che giocare il ruolo di gruppo di spie della modernità capitalista. La loro esistenza è il problema principale per le popolazioni arabe. In questo contesto, la questione araba è un problema relativo alla costruzione e allo stabilirsi della modernità capitalista nella regione. Tuttavia, potrebbero avere problemi con Israele in questo contesto, nello specifico in quanto potere egemonico della modernità capitalista in quella regione.
Ma non dimentichiamo che le forze che hanno costruito Israele sono le stesse che hanno costruito quei ventidue stati-nazione arabi. Di conseguenza, le loro relazioni e contraddizioni con Israele sono una facciata. Dato che condividono essenzialmente lo stesso sistema egemonico, queste contraddizioni, benché forti, possono avere senso solo se osano abbandonare la modernità capitalista. Come possono rimanere nella stessa egemonia della modernità capitalista continuando a non riconoscere Israele? La diplomazia falsa e mascherata nasce dalla negazione di questa realtà. Che sia l’Islam radicale, quello moderato o quello sciita, tutti gli approcci nazionalisti islamici che pretendono di rimpiazzare la modernità capitalista non sono altro che una grande truffa, perché questo islamismo è il derivato del nazionalismo che si è sviluppato sotto l’egemonia della modernità capitalista fin dall’inizio del XIX secolo, che è uno strumento ideologico del capitalismo proprio dei paesi islamici del Medio Oriente e che non ha alcuna relazione alla civiltà islamica. Gli islamismi politici degli ultimi due secoli non possono giocare un ruolo diverso dall’essere spie mascherate per l’egemonia capitalista, perché è così che sono state costruite e vengono mosse nel contesto della modernità capitalista. La loro incapacità di giocare un ruolo oltre a quello di addentrarsi nei problemi nazionali e sociali del Medio Oriente negli ultimi due secoli conferma questa realtà. Sono l’ostacolo ideologico e politico principale al comunitarismo e al nazionalismo democratico. L’Islam culturale è un altro discorso, e difendere e accogliere l’Islam nel contesto della tradizione ha una dimensione significativa e positiva.
Se non riescono a superare il contesto della modernità capitalista, il conflitto arabo-israeliano e israelo-palestinese non possono che assomigliare a una lite tra gatto e topo. Il risultato è che per quasi cent’anni, l’energia vitale di tutte le popolazioni arabe è stata sprecata in questi conflitti dall’esito predeterminato. Se questi conflitti non fossero stati inventati, l’Arabia avrebbe un valore 10 volte superiore a quello del Giappone nei termini dei soli profitti petroliferi. La conclusione più importante da trarre da questa osservazione è che il sistema degli stati-nazione in Medio Oriente non è la fonte di una soluzione ai problemi nazionali e sociali fondamentali, come viene detto, ma, al contrario, è una fonte che sviluppa, aggrava, approfondisce e rende insolubili i problemi. Lo stato-nazione non risolve i problemi; li produce. Inoltre, il sistema stesso è un mezzo per esaurire non solo gli Stati del Medio Oriente ma anche le loro società, puntandole le une contro le altre fino a depotenziarle. La realtà in Iraq conferma molto bene questa osservazione. In questo caso, non possiamo dare tutta la colpa alla modernità capitalista. Le ideologie islamiste e progressiste (nel senso del socialismo reale) e le loro organizzazioni, che sono emerse come risolutrici di problemi e liberatrici, sono responsabili almeno quanto gli elementi veicoli della modernità capitalista (Giovani Turchi, Giovani Curdi, Giovani Arabi e Giovani Persiani). Per quasi cent’anni, nessuno dei metodi e dei programmi che hanno proposto ai loro popoli sono stati di successo, né sono stati in grado di giocare un ruolo oltre quello di servire la costruzione, nella loro regione, della modernità capitalista e di essere usati su questa base. Non possiamo negare il ruolo di queste realtà nel contesto delle ideologie e delle organizzazioni politiche degli stati-nazione arabi.
I problemi degli arabi non sono insolubili come quelli dei turchi. Ci sono due assi principali su cui si tenta di analizzare e risolvere questi problemi. Il primo asse si basa sull’aumentare la partecipazione e le azioni sociali dello Stato all’interno dello stesso sistema e sull’ottenere risultati creando conflitti a questo scopo. Questo è ciò che gli stati-nazione arabi, inclusa l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, hanno cercato di ottenere tramite il metodo dello scontro per gli scorsi cinquant’anni. Con gli accordi del tipo Camp David raggiunti con l’Egitto, questo asse verrà completato prima o poi. Ma questa strada non farà che aggravare i problemi sociali arabi e forzerà la ricerca di soluzioni radicali. Questa strada potrebbe soddisfare gli oligarchi arabi del petrolio, ma non soddisferà mai i profondi bisogni economici e democratici dei loro popoli. I popoli arabi hanno problemi economici e democratici che si sono accumulati come montagne lungo il corso della storia. Gli stati-nazione arabi, satelliti della modernità capitalista, non vogliono nemmeno pronunciare il nome di una soluzione, tantomeno risolvere questi problemi. Costantemente esacerbati da conflitti pseudo religiosi e settari e celati sotto di essi, i problemi si evolvono sino a un punto tale da portare o alla distruzione, alla disgregazione e al conflitto, come vediamo nel caso dell’Iraq, oppure alla richiesta di soluzioni nazionali radicali di natura economica, sociale, culturale e democratica.
Il secondo asse principale per la soluzione dei problemi arabi può solo essere basato sul superare la modernità capitalista. È una rottura con il sistema. Dovrebbe essere ben noto che il radicalismo islamico e l’Islam politico non possono costituire una modernità alternativa. L’Islam, come cultura, può giocare un ruolo solo nella vita di una modernità alternativa alla modernità capitalista. Un paradigma di modernità appropriato alla realtà storica e sociale di tutti i popoli del Medio Oriente è l’opzione più forte e più corretta per le popolazioni arabe. La modernità alternativa per i popoli è la modernità democratica, che consiste nell’unità dei movimenti nazionali democratici, socialisti, ecologici e femministi, che hanno sempre lottato contro la modernità capitalista.
Nel contesto dei problemi arabi, la seconda serie di problemi è legata all’esistenza di Israele. La visione che il nazionalismo arabo, l’islamismo e lo statalismo nazionale hanno di Israele è, a sua volta, guidata dall’egemonia dell’ideologia ebraico-israeliana; questa visione rimane nei confini disegnati dall’ideologia ebraico-israeliana e dallo Stato ebraico-israeliano. Finché [lo Stato d’Israele] rimane all’interno di questa stessa modernità, può solo essere un giocattolo dell’egemonia israeliana, che ha una piccola popolazione. Israele non può scappare dall’essere prigioniero della sua stessa invenzione, la modernità capitalista. Finché siede nel mezzo del Mare Arabo, circondato da forze pronte ad annegarlo in ogni momento, Israele non smetterà mai di difendersi con la sua superiorità tecnologica, incluse le armi atomiche. O Israele crea sotto la sua egemonia un equilibrio di Stati nazione in Medioriente in pace con sé, cosa che si è dimostrata molto difficile per le ragioni che abbiamo provato ad esporre, oppure, se vuole fuggire dalla cattività del sistema che ha creato, deve rischiare la fuoriuscita dalla modernità capitalista. La modernità democratica è l’opzione che costituisce una soluzione permanente non solo al problema ebraico nella giungla del Medio Oriente ma anche al problema dello Stato israeliano, circondato da atrocità nazionaliste e religiose di sua creazione.
Qui un piccolo estratto da la Nazione Democratica (pp.10-11).
In una significativa parte della mia difesa, ho tentato di analizzare le questioni collegate allo stato e al potere attraverso la storia della civilizzazione. Mi sono concentrato nel presentare la trasformazione dei fenomeni connessi a stato e potere nel contesto della modernità capitalista, la civiltà oggi egemone. Ho più volte sottolineato come la trasformazione del potere nel contesto dello stato-nazione sia stato alla base dello sviluppo del capitalismo. Questa è una tesi fondamentale. Ho tentato di dimostrare che, se il potere non fosse stato organizzato attraverso il modello dello stato-nazione, il capitalismo non sarebbe potuto diventare il nuovo sistema egemone. Lo stato-nazione è stato il principale strumento che ha reso possibile l’egemonia capitalista. Ho tentato, quindi, di dimostrare che il socialismo, in quanto anti-capitalismo, presentandosi come ciò che chiamo “società storica”, non è riuscito ad affermarsi basandosi sullo stesso modello di stato, in altre parole sul modello di stato-nazione tipico del socialismo reale.
Ho tentato di dimostrare che l’idea che il socialismo, come proposto da Marx ed Engels, possa essere costruito attraverso stati-nazione centralizzati, è stata uno dei difetti principali della teoria del socialismo scientifico. Sono andato avanti esponendo la tesi che il socialismo non può essere costruito attraverso lo stato, in particolare lo stato-nazione, e che insistere sull’utilizzo di queste forme può solo sfociare nelle versioni più degenerate di capitalismo, come sperimentato in molti casi, ma in particolare nell’attuale forma di socialismo presente in Russia e in Cina. Come elemento precursore fondamentale di questa tesi, ho analizzato il sistema delle civiltà centralizzate nel corso della storia, il concetto di potere e la struttura dello stato e del potere della modernità capitalista, in quanto la struttura prevalente unica della nostra epoca. La mia conclusione principale è stata che il socialismo non può avere in nessun modo come base il principio dello stato-nazione. Piuttosto, la soluzione alla questione nazionale dovrebbe essere basata sul principio della nazione democratica. Espressione pratica di ciò, come tenterò di dimostrare, è l’esperienza del KCK – l’Unione delle Comunità Democratiche del Kurdistan.