Condividiamo alcuni stralci dall’introduzione e dal prologo del libro Grand Hotel Coronda scritto dal Collettivo Periscopio che presenteremo martedì 6 febbraio con uno dei suoi autori, Sergio Ferrari.
Venerdì 2 febbraio durante l’apertura della libreria leggeremo insieme questi ed altri brani dal libro per prepararci insieme alla presentazione.
Prologo (di Adolfo Pérez Esquivel – Premio Nobel per la Pace 1980, responsabile del movimento “Pace e Giustizia”)
pp. 16-17
La creatività e la resistenza permisero di sopravvivere nel carcere, mantenere gli ideali e immaginare nuove alternative. Il tempo non ha modificato il modo di pensare e la capacità di costruire nuovi paradigmi sociali, culturali e politici. L’idea del libro è quella di dare il proprio contributo al modo di pensare la realtà che oggi vive il popolo argentino, tenendo presente che il pensiero senza sentimento è la grande tragedia della vita.
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Conoscersi nel carcere è una ricchezza incommensurabile. Nella “scuola carceraria” si impara come se fosse “l’università della vita e della resistenza”. In essa vi è una grande varietà di persone che soffrono gli stessi mali, vittime dell’oppressione: gruppi di base, dirigenti sindacali, politici, religiosi, contadini, studenti. Molti con una lunga militanza sociale, altri per la prima volta in tale dolorosa situazione soffrono lo sradicamento, le assenze, l’impotenza di fronte alle guardie. Devono cominciare l’apprendistato carcerario, dalla lingua ai segnali, fino ai codici di comportamento e di comunicazione interna.
Introduzione
pp. 19; 26-27.
I nostri aguzzini ci giurarono che saremo usciti da Coronda pazzi o morti. Siamo vivi e la nostra unica pazzia è di continuare a celebrare la resistenza collettiva che come prigionieri politici abbiamo messo in atto nelle fredde mura di quel carcere di massima sicurezza… dopo oltre quarant’anni, continuiamo ad essere combattenti per la vita, per la solidarietà, per la speranza.
Questo libro racconta la storia, risalente agli anni ’70, della vita collettiva di ex prigionieri politici detenuti nel carcere di massima sicurezza di Coronda, situata tra le città di Rosario e Santa Fe, a 420 km a nord di Buenos Aires.
Fummo 1.153 i detenuti politici incarcerati a Coronda tra il 1974 e il 1979, anno in cui il Governo – a seguito delle forti mobilitazioni a livello nazionale e internazionale – finalmente chiuse il carcere per tale scopo.
Tra il 1976 e il 1979 il carcere di Coronda, trasformato in un campo di sterminio fisico e psicologico, ebbe la particolarità di essere diretto dalla Gendarmeria Nazionale, una forza di sicurezza nazionale militarizzata, nota per la brutalità delle sue azioni. Questa forza ha attuato con un particolare sadismo la cosiddetta “Campagna di Pensionamento”, promossa dalla dittatura nelle diverse carceri con lo scopo di abbattere i prigionieri politici e garantire che coloro che ritornavano alla libertà fossero talmente devastati da non pensare nemmeno lontanamente di riprendere la militanza politica, sociale, sindacale o associativa. Questo libro che tu, caro lettore e cara lettrice, tieni tra le mani è una prova convincente che i militari hanno fallito anche in questo obiettivo!
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Le nostre testimonianze di Coronda collegano le lotte del passato con quelle che da anni sono esplose con forza nella vita politica mondiale. Per citare solo due esempi: le lotte dei movimenti femministi e per la diversità di genere contro il maschilismo violento e quelle dei movimenti ambientalisti contro la depredazione della Madre Terra. Esse confluiscono nell’unico obiettivo di perseguire un Altro Mondo Possibile, oggi più che mai necessario.
Vi consegniamo questo libro con la convinzione che condividere la nostra resistenza a Coronda sia un contributo in più alla MEMORIA.