In preparazione all’iniziativa del 9 maggio ”Difendere la Terra di Mezzo”, la Libreria propone qui di seguito una selezione di brani che introducono la cornice di ragionamento dell’iniziativa, fornendo alcuni spunti in merito all’importanza delle categorie dell’immaginario e del mito come sguardo in relazione alla scrittura di Tolkien, ma anche più in generale come possibilità di accrescimento della capacità creativa e trasformativa delle persone. I brani sono tratti dal testo di Wu Ming 4 “Difendere la Terra di Mezzo” ma anche da altri scritti di Tolkien.
Sul ”fantasy” come letteratura d’evasione
”Utilizzando evasione in questo modo [negativo], i critici hanno scelto la parola sbagliata, e, quel che è peggio, stanno confondendo, e non sempre in buona fede, l’Evasione del Prigioniero con la Fuga del Disertore. Allo stesso modo un portavoce di partito avrebbe potuto etichettare la fuga dalle miserie del Reich del Führer o di qualsiasi altro regime, o anche solo la sua critica, come un tradimento.
J. R. R. Tolkien, Sulle fiabe
In questo modo i critici, per rendere peggiore la confusione, e attirare il disprezzo sugli oppositori, appiccicano la loro etichetta spregiativa non solo sulla Diserzione, ma anche sull’Evasione vera e propria, e su quelli che sono spesso i suoi compagni: Disgusto, Rabbia, Condanna e Rivolta. Non solo essi confondono l’evasione del prigioniero con la fuga del disertore, ma sembrerebbero preferire l’acquiescenza del collaborazionista alla resistenza del patriota”
”Vivere l’esperienza vicaria attraverso la narrazione fantastica e avventurosa non è un mero esercizio di escapismo, ma qualcosa che ci fa uscire da noi stessi che ci stimola a immaginare altro e ci spinge verso l’ignoto, cioè a varcare i confini del consueto, della nostra zona di comfort. Ecco perché bisogna credere alle favole. Perché senza l’eccedenza e l’eccezione immaginativa che esse rappresentano, la nostra esistenza sarebbe statica e autoconservativa”
Wu Ming 4, Difendere la Terra di mezzo, pp. 193-194
Sul progresso
”La sua concezione del progresso, quella che lui [Tolkien] rifiuta, è fatta di macchine di morte e luoghi di produzione seriale che bruciano, inquinano, alienano l’uomo dal proprio lavoro, dal bello, dalla natura e dal paesaggio. Specifica, infatti, che «malvagità e bruttezza sembrano essere indissolubilmente collegate» ed è da esse, dall’infelicità che ci provocano, che vogliamo evadere attraverso la letteratura fantastica”
Wu Ming 4, Difendere la Terra di mezzo, p. 127
La scrittura di Tolkien e il metodo mitico
”Tolkien non raccontava solo per intrattenersi e intrattenere o per rispondere a un impulso personale. Scriveva anche perché credeva nella grande potenzialità dei miti e delle storie di dirci qualcosa su noi stessi, di fornirci almeno un barlume di luce con cui illuminare parzialmente la sostanza di cui siamo fatti”
Wu Ming 4, Difendere la Terra di mezzo, p. 77
”La contrapposizione tra realtà esperita e leggenda è relativa. Innanzitutto perché il nostro modo di esperire il mondo è quello di reinventarlo attraverso il racconto, cioè di ordinare la nostra esperienza sensoriale (come calpestare l’erba) all’interno di una narrazione. È quindi un metodo mitico. Storia e mito condividono la stessa materia. Non solo il mito ci fornisce una cornice entro cui collocare l’esperienza, ma è possibile che se ciò che facciamo sarà degno di nota, esso verrà registrato nel racconto, il quale si tramanderà e fornirà ai posteri materia per la leggenda, così come le leggende del passato sono giunte a noi, mescolando, appunto, storia e mito”
Wu Ming 4, Difendere la Terra di mezzo, pp. 189-190
Sul valore comunitario della letteratura per Tolkien
”È del tutto evidente che la concezione della letteratura come comunità, come gioco e come incantesimo tradisce completamente quella che è andata affermandosi negli ultimi trecento anni. Pensare che il valore di un’opera possa essere individuato esclusivamente dentro le sue pagine e non anche nel coinvolgimento diretto che quelle pagine suscitano nei lettori è una petizione di principio fortemente ideologica. La quale appunto esclude la possibilità partecipativa, la co-narrazione.
Cit.
In definitiva un approccio del genere nega alla radice il carattere comunitario della letteratura, e conseguentemente anche la possibilità di un’epica contemporanea e di una qualsiasi narrazione fondativa di discorso. Accettare Tolkien significherebbe accettare l’eresia di uno che è andato controcorrente rispetto alla tendenza del proprio tempo e ha dimostrato con successo che si poteva fare”
Su bene e male in Tolkien
”Come spesso fa notare Gandalf, tutto ciò che si può fare è combattere il male nel tempo e nel luogo in cui ciascuno si trova, e non esiste una soluzione permanente; proprio la fiducia in una soluzione definitiva produce di per sé il male più grottesco”
T. Shippey, J. R. R. Tolkien autore del secolo
”Quello che i personaggi della Terra di Mezzo desiderano è piuttosto trovare un senso per le cose, o meglio, per la loro vita, capire se stessi e individuare il proprio posto nell’universo. Il trascorrere e il mutare delle cose può portare all’umanità anche nuova gioia, giustizia, miglioramento delle relazioni tra i popoli. E anche se non si tratterà mai di affermazioni definitive, sarà comunque qualcosa di diverso, di “aperto e nuovo”, appunto, invece del ritorno/rimpianto di ciò che è passato. Infatti, se nessuna vittoria sul male potrà dirsi definitiva, questo vale anche per la sconfitta”
Wu Ming 4, Difendere la Terra di mezzo, p. 209